Intervista a Iken
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Iken, a nostro avviso uno dei produttori più talentuosi della penisola: vogliamo fartelo conoscere!
Conosciamo bene lo stile che contraddistingue le tue strumentali, ma sappiamo poco sulla persona. Ti va di introdurti?
Ciao BeatmaKINGS! Certamente, mi chiamo Andrea e ho 24 anni. La mia più grande passione, come potete immaginare, è la musica, la sola ad essere costantemente presente nella mia vita e ad avermi accompagnato lungo tutto il mio percorso di crescita come persona.
Parte di tutto questo lo devo anche alla mia famiglia che mi ha dato sempre ottime dritte a riguardo (come album o gruppi da ascoltare).
Prima di Iken (quindi, prima dell’Andrea beatmaker) la mia passione era la chitarra: ho sempre ascoltato tantissimo rock (e i vari generi derivati).
Ad oggi Andrea però non è soltanto questo, ci sono altre due passioni che mi tengono in vita: studio per diventare un informatico e insegno Taekwondo.
Quali sono gli artisti che hanno avuto maggior influenza sul tuo stile?
Eh beh, bella domanda. Ho subito influenze di ogni tipo e da generi musicali diversi.
A questa domanda rispondo sempre di getto con un nome: Flying Lotus.
“1983” è stato un album che ha cambiato il mio modo di vedere (e soprattutto di pensare) i beats. Tutt’ora, prima di iniziare a pensare un tape, mi faccio un ascolto (che ormai è di rito) della sua discografia.
Di altri artisti ci sono tantissimi, anzi, troppi. Four tet, Moderat, Evil Needle, Sango, Andy Stott, Suff Daddy, J DILLA.
Ma potrei elencarne a migliaia…
fileSelektion 1.0 è una vera perla carica di sentimento, passione e stile. Hai annunciato la release del secondo volume: vuoi raccontarci in che modo e in che periodo della tua vita ha preso forma questo progetto?
fileSelektion per me è stata una sorta di rinascita. E’ una serie che ho pensato in un periodo in cui mi sentivo emotivamente “spento”. Ero poco creativo, poco motivato per vari motivi. Mi mancava quella giusta carica per buttare giù un concept concreto su cui far girare un intero tape.
Ho pensato così di andare avanti con “raccolte di file”, ed è così che è nato fileSelektion 1.0.
Successivamente all’uscita di fileSelektion 1.0 ho pensato di proseguire raccogliendo beats per tecniche applicate (o in generale, per tematiche) ed è da questo che è nata l’idea del prossimo volume: fileSelektion 2.0 – Synthesizers.
Cosa dobbiamo aspettarci in questo nuovo lavoro e che manca nel resto della tua discografia?
Concretezza e spessore.
In ogni tape, mi soffermo tantissimo sulla ricerca del suono e sulla dinamicità delle tracce.
Questa volta il mio intento è di spingere al limite queste due caratteristiche dando vita a tracce ricche di spazialità e profondità.
Descrivici il tuo approccio al beatmaking, come nasce una strumentale di Iken?
Bella domanda!
Non ho una tecnica ben precisa nel concepire un beat.
Mediamente parto da una drum. Prima ancora dal bpm, poi scelgo ogni singolo suono (cassa, rullante, hihat, percussioni etc) e inizio a registrare il loop principale di batteria. Successivamente collego i synth ed inizio a cercare i suoni adatti a realizzare il beat. Alla fine di questa fase solitamente chiudo il loop principale (senza dettagli e accorgimenti). Da qui in poi penso alle variazioni e ai dettagli che possono arricchire il tutto.
La scansione ritmica delle tue strumentali, per quanto non particolarmente complessa, è impregnata di stile, si potrebbe quasi definire intermittente. Come nasce questa caratteristica così particolare delle tue produzioni?
Per me una drum dev’essere un come un treno. Far variare troppo il groove è una cosa che secondo me può “distrarre” dall’idea principale. Piuttosto mi piace variare con i contorni. Adoro campionare e far “suonare” i rumori!
Filosoficamente parlando…perché fai il beatmaker? Cosa ti ha spinto su questa strada e cosa ti ci mantiene ad oggi?
Diciamo che devo tutto questo ad un amico che anni fa, dopo aver saputo che suonavo gia da diversi anni, venne a casa mia con una m-audio midi di due ottave, FL Studio e quasi con prepotenza mi disse “tieni, impara a fare i beats. Ascolta questa roba”.
Mi sono appassionato da subito e principalmente per un motivo: adoravo (e adoro tuttora!) l’idea di poter realizzare da zero un qualcosa che nasce nella mia testa, così come la immagino, senza “adattamenti” a causa di mezzi che mancano o di cose che non possono essere realizzate. Posso suonare tutto ciò che posso immaginare. Il beatmaking per me è creatività al 101%.
Come vedi ad oggi la situazione italiana per quanto concerne il beatmaking autoriale?
Ad essere onesto, vedo il tutto molto fermo. Sarà che ci sono sound nuovi che ormai sono di tendenza, ma vedo molta meno roba rispetto a qualche anno fa dove quasi ogni giorno era un tape nuovo che usciva. Sento poco affiatamento e questa cosa mi dispiace tanto!
C’è un messaggio che credi sia fondamentale sottolineare per far conoscere a pieno la tua arte?
Libertà, dinamicità e personalità.
Nei miei beats c’è l’abbattimento di ogni vincolo, di ogni gabbia mentale, e ancora più importante di tutto, provo a dare forma ad ogni emozione che provo senza applicare alcun filtro.
E’ proprio questo il messaggio che spero di far trasparire dalla mia musica: siate voi stessi!
Per seguire il percorso artistico di Iken ti consigliamo di visitare le sue pagine di Bandcamp e Facebook!